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17/11/2023
di Cristina Oliva

Black Friday? Per la Gen Z è tempo di “second hand”. Lo studio di Skuola.net

Un giovane su 6 compra sempre vestiti usati, uno su 3 tecnologia “ricondizionata”

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La tradizionale corsa agli acquisti natalizi, che si apre con il Black Friday, l’ultimo venerdì di novembre, quest’anno potrebbe essere diversa per molti giovani, che acquistano sempre di più capi, accessori e oggetti tecnologici usati.

Secondo un’indagine di Skuola.net, su un campione di 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e 25 anni, sempre più giovani sono attratti dal riuso. Ben 1 intervistato su 6, ad esempio, quando deve comprare un capo di abbigliamento, si rivolge prioritariamente al mercato dell’usato. E lo stesso vale anche quando si tratta di scarpe: 1 su 8 punta sul “second hand”. Ancora di più - quasi 3 su 10 - sfruttano soprattutto il canale del “ricondizionato” per cambiare i propri dispositivi tecnologici (smartphone, pc, console, tv, ecc.).

Tuttavia questa è solo la punta dell’iceberg di una propensione molto diffusa verso gli oggetti di seconda mano o renewed. Specie per quel che riguarda proprio la tecnologia. Quasi la metà dei ragazzi coinvolti dalla ricerca (46%) ha posseduto almeno uno smartphone, un tablet o un computer usati. E, più in generale, quasi 9 su 10 sono favorevoli a questo tipo di acquisti. A conti fatti, appena il 10% dei giovani intervistati preferisce sempre e comunque dei dispositivi nuovi. Pubblico leggermente più ristretto, ma comunque notevole, per i prodotti più personali, quelli che si indossano. Solo il 23% non ha mai acquistato vestiario e accessori (borse su tutto) usati, mentre per le scarpe la questione si fa più delicata. Qui la platea del nuovo a tutti i costi sale al 44%. Tutti gli altri, però, almeno una volta sono entrati nell’ottica di acquistare di tanto in tanto, se non spesso e volentieri, articoli già usati da qualcun altro.

Allo stesso modo, le nuove generazioni contribuiscono all’affermazione dell’economia circolare, reimmettendo nel mercato dell’usato quanto rischia di giacere in armadi e cassetti. Stavolta è proprio l’abbigliamento a fare da traino. Quasi tutti i ragazzi e le ragazze intervistati, infatti, provano a dare una seconda occasione ai propri capi (scarpe comprese). Il 51%, quando non li usa più, prima di mandarli al macero cerca sempre di venderli oppure di passarli ad amici e conoscenti; un altro 30% lo fa il più delle volte; il 12%, pur dichiarandosi molto legato ai propri averi, ogni tanto gli dà un’altra vita; appena il 7% non l’ha mai fatto.

Numeri di rilievo, lato riuso, si registrano anche per il settore tech. Quasi 1 su 5, ogni volta che deve disfarsi di uno smartphone, anziché gettarlo via controlla sempre se quell’articolo può interessare a qualcuno per essere riusato, per poi venderlo privatamente o affidarlo a servizi specializzati. E un altro quarto scarso (23%) lo ha fatto almeno in un’occasione. Il 47% non ci ha mai pensato ma si dice lo stesso a favore di tale pratica. Solamente l’11% non l’ha mai fatto e nemmeno si prenderebbe la briga.

Qualcosa di simile avviene pure per il resto dei dispositivi. Il 20% ricicla puntualmente computer, tablet, console per i videogiochi e tutto ciò che è tecnologicamente appetibile. Un altro 23% lo ha fatto come minimo una volta nella vita. Sommando a loro quelli che non lo hanno mai fatto ma non lo escludono affatto, per il futuro si arriva al 90%. Solo il 10%, dunque, getta tutto nel secchio senza nemmeno porsi il problema dello spreco.

“Se per la generazione dei loro genitori - fa notare Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - il ricorso al mercato dell’usato era soprattutto dettato dalle scarse risorse economiche, per i ragazzi di oggi sta diventando una scelta di tendenza per una serie di motivi. Il principale è sicuramente legato alla questione ambientale, che spinge ad adottare stili di consumo sostenibili. Non dobbiamo poi dimenticare che i prodotti più amati dalla Generazione Z - dall’abbigliamento griffato alla tecnologia - sono oggetto di continue corse all’ultima novità e al rialzo dei prezzi, per cui tenere il passo delle mode risulterebbe insostenibile per le tasche dei più se non appunto attraverso il second hand”.

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