11/07/2023
di Rosa Guerrieri

Il rapporto tra brand safety e influence marketing al centro di un nuovo white paper di Flu

La ricerca è stata realizzata con il contributo di IAP e dello studio legale DGRS

Entro il 2025 i brand spenderanno circa 22 miliardi di dollari in Influence Marketing a livello mondiale. Sempre più aziende oggi inseriscono questa leva all’interno del proprio marketing mix, in sinergia con altri touchpoint.

In questo scenario FLU, realtà specializzata in influence marketing parte di Uniting Group, ha da poco pubblicato “Brand Safety e Influence Marketing: strumenti legali e guideline per tutelare la tua campagna”, un nuovo white paper realizzato con il contributo di IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) e dello studio legale DGRS.

Uno strumento che mira a rispondere ad alcune delle domande più comuni da parte di aziende e attori del settore sul rapporto tra Influencer e sicurezza del brand, ma anche sulla tutela degli stessi creator e dei loro intermediari. La ricerca, grazie al coinvolgimento di un campione selezionato di importanti aziende italiane e multinazionali operanti in Italia, mira ad esaminare i principali rischi, gli strumenti legali e linee guida da seguire quando si affronta una campagna di influence marketing per poter garantire la brand safety.

All’interno del documento, spazio anche a un approfondimento dedicato alla Digital Chart (il testo normativo di riferimento per le campagne di influencer marketing creato e recentemente aggiornato da IAP), strumento particolarmente importante dato che, come emerge dal white paper, solo 1 brand su 2 utilizza clausole di esclusività nei contratti di influencer marketing e solo il 40% inserisce eventuali penali.


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Tra le principali evidenze che emergono dalla ricerca il fatto che per l'80% dei marketer l'elemento più importante quando si parla di brand safety è la credibilità, mentre 7 marketer su 10 sono preoccupati per l’accostamento con influencer e talent che spesso prendono posizione su tematiche eticamente controverse.

In controtendenza alla crescita del settore è interessante notare come metà delle aziende non utilizzano tool per monitorare e garantire la brand safety e che solo il 30% dei brand ha una figura o un team dedicato alla gestione delle attività di influence marketing.

“Oltre cinque anni di esperienza nel settore, ci hanno permesso non solo di monitorare l’evoluzione dell’Influence Marketing e dell’utilizzo di questo asset all’interno del marketing mix, ma anche di constatare come, ancora oggi, le aziende si approccino in maniera molto differente. La tipologia di interlocutori con cui dialoghiamo è molto ampia e questo è un indicatore piuttosto eloquente del fatto che a questa tipologia di attivazioni siano attribuiti differenti obiettivi - afferma Rosario Magro, Co-Founder e Chief Operating Officer di FLU -. Esistono, ovviamente, casi specifici e tantissime eccezioni, ma è interessante creare correlazioni ricorrenti per capire la percezione dell’Influence Marketing da parte delle aziende e studiare progetti il più possibile su misura rispetto alle loro esigenze.”

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