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06/06/2023
di Francesco Leone

Tv tradizionale e streaming: il comportamento degli italiani secondo la ricerca Sensemakers

La parte più consistente dei consumi è appannaggio delle reti: nel mese di marzo 2023 infatti, i contatti mensili della tv tradizionale hanno raggiunto i 53 milioni di individui. Quasi il 90% degli italiani consuma almeno un minuto di tv

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Dalla televisione tradizionale alla concorrenza delle piattaforme di streaming: qual è il comportamento degli italiani verso questi mezzi? C’è una crisi degli ascolti verso la tv lineare? Le risposte a questi interrogativi giungono dalla ricerca condotta da Sensemakers dal titolo “Analisi dei nuovi comportamenti di visione della televisione tra concentrazione e non riconosciuto”.

Quello della rivalità tra CTV/streaming e tv tradizionale è un fenomeno che “non vale genericamente per tutti gli spettatori, ma su una porzione specifica di audience” afferma Sensemakers nel suo studio.

A un anno esatto dalla riorganizzazione del perimetro di Auditel, che ha consentito di differenziare le visioni che avvengono attraverso la tv tradizionale da quelle generate dallo streaming (e dagli altri ascolti definiti come ‘non riconosciuti’, ovvero non attribuibili alle reti), la ricerca testimonia che la parte più consistente dei consumi è appannaggio delle reti: nel mese di marzo 2023 infatti, i contatti mensili della tv tradizionale hanno raggiunto i 53 milioni di individui. Quindi quasi il 90% degli italiani consuma almeno un minuto di tv.

Paiono quindi ingiustificate le preoccupazioni circa la “crisi degli ascolti”, anche se, dopo l’iper-consumo degli anni pandemici, la tendenza graduale all’erosione del pubblico è ripartita. Più che di erosione la ricerca parla di polarizzazione del consumo di video: un fenomeno che riguarda tanto la tv lineare quanto le piattaforme.

Per la tv, il consumo medio calcolato sull’intera popolazione nazionale, raggiunge una media di tre ore e mezzo al giorno. Nella ricerca, la popolazione è divisa in tre grandi categorie: ci sono, da un lato, i “forti consumatori” (circa 16 milioni di persone) e, dall’altro lato, i “deboli consumatori” (circa 15 milioni di persone). Nel mezzo una ventina di milioni di “consumatori moderati”.

I forti consumatori guardano la tv tutti i giorni, e lo fanno per tempi molto lunghi, che superano le sette ore al giorno. Si tratta di un consumo concentrato: in pratica, il 30% della popolazione è responsabile del 66% del consumo totale televisivo. Nel 61% dei casi hanno più di 65 anni (oltre l’80%, se si considerano gli ultracinquantacinquenni). Il pubblico di forti fruitori è più femminile, e vive più spesso al sud.


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I deboli consumatori guardano la tv più saltuariamente (tre giorni alla settimana), e lo fanno per poco più di mezz’ora al giorno. Il polo degli spettatori deboli genera infatti solamente il 4% dei consumi. Quasi un terzo ha meno di 24 anni.

Se è vero che la tv tradizionale ha perso relativamente pochi ascolti negli ultimi anni, la ragione è da ricercarsi nei forti fruitori. Il dato di consumo medio giornaliero resta sostanzialmente stabile fra pre-pandemia e post-pandemia: cresce anzi da 447 a 448 minuti al giorno.

Sono i deboli consumatori, invece, i responsabili della perdita di ascolti: il loro consumo medio superava l’ora nel 2019, ora è dimezzata. Il loro peso è decisamente meno rilevante di quello dei forti consumatori, anche se il loro profilo è più giovane.

“È ragionevole pensare”, si afferma nella ricerca, “che proprio sui deboli consumatori di tv si sia fatta sentire di più la concorrenza delle piattaforme, e quella mezz’ora rubata alla fruizione sia passata allo streaming”.

Il consumo di streaming, infatti, è ancora più concentrato: in questo caso i forti fruitori di streaming sono responsabili dell’80% dei consumi complessivi. I fattori più rilevanti nell’orientare la visione verso la tv tradizionale o verso lo streaming sono due: i contenuti (lo sport per esempio posta masse di spettatori dal mondo lineare allo streaming) e la presenza del televisore connesso (o SmartTV), che facilita sempre più visioni ibride, il fluido passaggio fra canali e piattaforme.

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